Cantina Quistello e il Lambrusco sostenibile

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di Sara Esposito

La Cantina Sociale di Quistello nasce nel 1928, sono passati dunque più di 90 anni da quando un gruppo di viticoltori lungimiranti la costituì.
La cantina fonda le proprie radici in una storia ben più antica. Una storia fatta tanto di contadini quanto di poeti, che rimanda a tempi lontani.

La zona di produzione del Lambrusco Mantovano è infatti una zona di antichissime tradizioni viticole e gastronomiche e per trovare le prime tracce di “Labrusca” o “Lambrusca”, come erano inizialmente chiamati i vigneti da cui deriva questo vino, è necessario volgere lo sguardo al passato.

A pochi km a sud est di Mantova, ad esempio, sorge un importante abitato etrusco del VI_IV sec a.C: il Parco Archeologico del Forcello. Il Forcello, che si trova nel Comune di Bagnolo San Vito, ha restituito una ricchezza e varietà di reperti davvero eccezionale. E tra questi non sono mancate preziosissime anfore da trasporto per vino. Questi ritrovamenti supportano la tesi secondo cui il vino locale fu a lungo oggetto di esportazione. La via marittima adriatica che giungendo dall’Egeo, sfruttava gli scali portuali di Adria e Spina, permetteva infatti di raggiungere in maniera abbastanza agevole la pianura padana, attraverso i percorsi fluviali.

La “Labrusca” fu conosciuta oltre che dagli Etruschi anche dai Romani. Alcuni precisi riferimenti di scrittori latini nelle loro opere possono essere considerati, in tal senso, dei preziosi documenti, sulla presenza di questo vitigno e su come esso fosse conosciuto anche dalla popolazione Romana. E’ di quasi 2000 anni fa, ad esempio, la citazione della “Vitis Labrusca” nella quinta Bucolica del poeta mantovano Virgilio che fu, evidentemente, un testimone prezioso e diretto della presenza del vitigno lambrusco nel territorio mantovano.

A tutt’oggi non è possibile risalire con precisione a quando sia stata presa in considerazione la coltivazione della vite Labrusca nel modo in cui viene concepita nei giorni nostri…

Cantina Quistello 1928, da sempre crede nel valore dello sviluppo sostenibile: infatti innova e investe in tecnologie e progetti che testimoniano questo impegno e la determinazione aziendale ad affrontare le innumerevoli sfide che oggi il mercato propone.
L’azienda si vuole porre come modello di crescita economica e al contempo sostenibile nei confronti dell’ambiente, delle persone e della comunità in cui opera.

Il 2023 si è confermato come l’anno in cui la coscienza collettiva è diventata consapevole dell’importanza della sostenibilità ambientale. Temi come la lotta al cambiamento climatico e alle sue conseguenze, l’economia circolare, l’approvvigionamento di energie da fonti rinnovabili, sono stati finalmente posti all’attenzione dell’opinione pubblica e delle Istituzioni Internazionali. Per quanto riguarda le aziende vitivinicole, soprattutto il concetto di tutela dell’ambiente è entrato in modo preponderante a far parte del quotidiano. Non poteva essere altrimenti, visto che l’azienda lavora a stretto contatto con la natura ogni giorno e gode di uno dei frutti più preziosi di questo territorio: l’uva.

In quest’ottica Cantina Quistello 1928 si è impegnata su più fronti: contratto di fornitura energia elettrica 100% green da fonti rinnovabili, recupero e riutilizzo delle bottiglie, del cartone e delle cassette porta bottiglie, e la riduzione dell’utilizzo di detergenti.

Molta attenzione inoltre viene posta verso le persone che ne fanno parte: rispetto di tutte le normative relative alla sicurezza sul lavoro e da sempre si investe nella formazione dei dipendenti.
La responsabilità sociale non si limita alla produzione, l’azienda sostiene attivamente le comunità locali attraverso progetti sociali, iniziative culturali e programmi di sviluppo economico, creando valore aggiunto e promuovendo la prosperità condivisa
Con questo impegno per la sostenibilità, l’azienda vuole essere un modello di eccellenza nel settore vinicolo e ispirare altri a seguire questo esempio. La cantina è più di un luogo di produzione di vino: è un custode del territorio, un promotore del benessere sociale e un pioniere della sostenibilità.

LO SGUARDO AI BISOGNI DEL PRESENTE E AL FUTURO
Forte è l’impegno della Cantina di Quistello nell’azione di rinnovamento sia nella produzione che nel rapporto commerciale con i consumatori. La parola d’ordine è “salubrità” nella conduzione dei vigneti mediante l’uso di tecniche improntate al rispetto dell’ambiente, dei produttori e del consumatore ovvero ottenere uve con il più basso tenore di residui chimici da trasformare in un vino sempre più salubre. Altro valore che la cooperativa persegue è quello etico a 360 gradi coinvolgendo gli attori della filiera in modo diretto e indiretto; oggi si parla di Cantina Sostenibile e di Prodotto Sostenibile. Un percorso tracciato in questi anni quale espressione di un modo di essere. Dunque una realtà cooperativa che considera la tradizione una innovazione, proprio quell’innovazione che la conduce verso il futuro sia prossimo che di lungo periodo. Questa filosofia si concretizza nel Lambrusco che intende portare in dote alle generazioni che verranno. Novità che in chiave più moderna ha segnato il divenire del Lambrusco Mantovano e di Quistello è il recupero dell’autoctono vitigno Lambrusco Grappello Ruberti, oggi riconosciuto come il vitigno proveniente da quell’uva selvatica che dà origine a tutta la famiglia dei Lambruschi. La Cantina di Quistello lo ha saputo interpretare al meglio rendendolo il biglietto da visita non solo per l’area quistellese ove fonda le sue radici e in cui manifesta la sua migliore performance, ma anche per tutto l’Oltrepò mantovano.

Link al sito ufficiale: http://www.cantinasocialequistello.it


Il logo della aziendale:
Giuseppe Gorni, artista locale di natura eclettica, ha realizzato il logo della cantina raffigurante una donna intenta a raccogliere l’uva con la tipica veste utilizzata in quel periodo storico (1920 circa; epoca in cui gli uomini erano in maggior parte arruolati dalla guerra lasciando alle donne la conduzione dei terreni) per vendemmiare. Allo stesso tempo la figura incappucciata richiama ai monaci benedettini che hanno contribuito allo sviluppo della vite del Lambrusco.